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I parametri che contano: come misurare con efficacia la qualità dell’aria indoor

  • La Redazione
  • 13 nov
  • Tempo di lettura: 4 min

parametri che contano: come misurare con efficacia la qualità dell’aria indoor

Un sistema di monitoraggio dell’aria indoor è tanto più utile quanto più i dati che raccoglie sono significativi, stabili e coerenti con l’ambiente in cui opera. L’efficacia della misurazione non dipende dal numero di sensori installati, ma dalla selezione dei parametri giusti, dalla qualità della rilevazione e dalla capacità di interpretare correttamente i risultati.

Definire quali elementi misurare è quindi il primo passo per costruire un sistema di controllo davvero efficiente, capace di offrire un quadro realistico e operativo della qualità dell’aria in ogni contesto: domestico, commerciale o aziendale.

 

CO₂: il punto di partenza per comprendere la ventilazione

La concentrazione di anidride carbonica (CO₂) è uno dei parametri più diretti e informativi per valutare la qualità dell’aria negli spazi chiusi. La CO₂ non è un inquinante in sé, ma un indicatore di ventilazione: livelli elevati segnalano una carenza di ricambio d’aria e, di conseguenza, un potenziale accumulo di altri contaminanti.

Un buon sistema di monitoraggio deve garantire sensori di CO₂ a elevata precisione, idealmente di tipo NDIR (infrarosso non dispersivo), con capacità di autocalibrazione nel tempo.Nel residenziale, la soglia di comfort è generalmente sotto i 1000 ppm; in ambienti di lavoro o ad alta frequentazione, mantenere valori inferiori a 800 ppm è segnale di ventilazione efficace.

La misurazione continua della CO₂ consente non solo di capire quando è necessario ventilare, ma anche di ottimizzare i sistemi di ricambio automatico, riducendo consumi energetici e sprechi.

 

VOC: la spia dell’inquinamento invisibile

Composti Organici Volatili (VOC) rappresentano una famiglia ampia di sostanze rilasciate da fonti molto comuni: vernici, detergenti, colle, materiali da costruzione, arredi, profumatori d’ambiente.Sono molecole che evaporano facilmente a temperatura ambiente e possono, anche a basse concentrazioni, influenzare la qualità percepita dell’aria e il benessere delle persone.

Un sistema di misurazione efficiente deve saper distinguere tra concentrazioni fisiologiche e accumuli anomali.I sensori VOC più avanzati utilizzano tecnologie MOS (Metal Oxide Semiconductor) o PID (Photo Ionization Detector) per rilevare variazioni anche minime, restituendo un valore aggregato espresso in ppb (parti per miliardo) o in un indice qualitativo.

La sfida, in questo caso, è interpretare correttamente i dati: un valore elevato non sempre significa pericolo, ma può indicare una fonte temporanea o localizzata. La combinazione con altri parametri (ad esempio CO₂ e temperatura) permette di identificare le cause e migliorare la ventilazione o la scelta dei materiali.

 

PM2.5 e PM10: il particolato che entra nei polmoni

Il particolato fine, suddiviso in PM10 (diametro inferiore a 10 micron) e PM2.5 (inferiore a 2,5 micron), è uno dei principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, ma penetra facilmente anche negli spazi chiusi.Proviene sia dall’esterno (traffico, combustione, polveri) sia da attività interne come cottura, stampa, pulizie o fumo.

Un sistema di monitoraggio efficiente deve includere sensori ottici di particolato con capacità di conteggio e classificazione dimensionale.La precisione di questi strumenti dipende molto dalla calibrazione e dalla posizione di installazione: vicino a fonti di emissione, ad altezza d’uomo e lontano da correnti d’aria dirette.

L’analisi dei valori di PM permette di valutare l’efficacia dei sistemi di filtrazione e ventilazione e di pianificare interventi mirati (ad esempio, la sostituzione dei filtri o la regolazione del ricambio d’aria).

 

Temperatura e umidità: i parametri “di contorno” che fanno la differenza

Spesso sottovalutati, temperatura e umidità relativa sono invece fondamentali per comprendere la qualità percepita dell’ambiente e la diffusione di agenti biologici.Un’aria troppo secca può irritare le vie respiratorie, mentre un’umidità eccessiva favorisce muffe e batteri.

Per questo, un sistema completo di monitoraggio IAQ deve includere sensori termoigrometrici di precisione, capaci di rilevare variazioni anche minime.L’intervallo ideale di comfort si colloca generalmente tra 19–24°C di temperatura e 40–60% di umidità relativa.

La correlazione tra questi parametri e gli altri inquinanti è spesso rivelatrice: un aumento dei VOC o del particolato in condizioni di umidità elevata, per esempio, può segnalare un problema di ventilazione insufficiente o di materiali emissivi.

 

Parametri complementari: quando servono di più

In alcuni contesti — come edifici industriali, cucine professionali, scuole o strutture sanitarie — è opportuno ampliare il monitoraggio a ulteriori parametri:

  • Monossido di carbonio (CO): gas tossico generato da combustioni incomplete;

  • Biossido di azoto (NO₂): indicatore della qualità dell’aria proveniente dall’esterno;

  • Ozono (O₃): utile in ambienti con purificatori o sanificatori che lo impiegano;

  • Formaldeide: presente in mobili e rivestimenti, importante nel residenziale recente o nelle ristrutturazioni.

La scelta dipende dall’uso degli spazi e dai rischi potenziali. In ogni caso, è fondamentale che i sensori siano calibrati per lo scenario reale e installati con logica ambientale, evitando ridondanze o aree cieche. 


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Il ruolo della correlazione dei dati

Misurare singolarmente i parametri fornisce informazioni parziali. La vera efficacia si raggiunge quando il sistema analizza la correlazione tra più indicatori. Ad esempio:

  • un aumento simultaneo di CO₂ e VOC suggerisce scarsa ventilazione con accumulo di inquinanti interni;

  • valori elevati di PM2.5 ma CO₂ stabile possono indicare infiltrazione di polveri dall’esterno;

  • umidità alta e VOC costanti segnalano emissioni da materiali in condizioni di stagnazione.

Queste relazioni consentono di diagnosticare le cause e non solo gli effetti, trasformando la misurazione in uno strumento di gestione attiva.

 

Affidabilità prima di tutto: il ruolo del provider nella misurazione della qualità dell'aria

Tutti i parametri descritti — CO₂, VOC, particolato, temperatura, umidità — hanno valore solo se misurati con strumenti affidabili e in condizioni controllate. È qui che entra in gioco la qualità del provider. Non si tratta soltanto di scegliere chi offre la tecnologia più recente, ma chi garantisce coerenza, precisione e trasparenza nella rilevazione dei dati.

Un sistema di monitoraggio è tanto più efficace quanto più il dato che produce è stabile, verificabile e confrontabile nel tempo. Per questo, la scelta del fornitore non può basarsi solo su criteri economici o su funzionalità appariscenti: deve considerare l’affidabilità scientifica delle misure, la frequenza di calibrazione, le modalità di acquisizione e la chiarezza nella restituzione delle informazioni.

In assenza di questi requisiti, la misurazione rischia di perdere significato: numeri che sembrano esatti ma non rappresentano realmente le condizioni dell’ambiente, portando a decisioni inefficaci o a una falsa percezione di controllo.

È questo l’obiettivo di Intellìge: dare valore alla misurazione stessa, garantendo che ogni dato sia rappresentativo, coerente e realmente utile. Perché la qualità dell’aria non dipende solo da ciò che si misura, ma da come — e da chi — lo misura.


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