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Inquinamento indoor: da dove vengono i contaminanti invisibili

  • La Redazione
  • 5 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

Inquinamento indoor: da dove vengono i contaminanti invisibili

Quando pensiamo all’inquinamento, lo associamo a traffico e industrie. Ma la maggior parte delle sostanze che respiriamo ogni giorno si trova dentro gli ambienti in cui trascorriamo il nostro tempo: case, scuole, uffici, palestre. Qui l’aria è intrappolata, continuamente filtrata, riscaldata o raffreddata — e può diventare, senza che ce ne accorgiamo, più inquinata di quella esterna. Ma da dove arrivano i contaminanti che rendono l’aria indoor meno sana? Le fonti sono molte e spesso insospettabili.

 

1. I materiali che compongono gli edifici

L’inquinamento indoor inizia già dalle pareti che ci circondano. Vernici, colle, pavimenti, isolanti, adesivi e rivestimenti rilasciano lentamente composti chimici chiamati COV (Composti Organici Volatili), tra cui formaldeide, benzene e toluene. Queste sostanze evaporano a temperatura ambiente e si diffondono nell’aria per mesi o anni dopo la posa.

Anche i mobili nuovi, specialmente quelli in truciolare o MDF, emettono formaldeide dai collanti sintetici usati per assemblarli. I tessuti sintetici di tende, moquette e imbottiture, invece, possono liberare plastificanti e ritardanti di fiamma.

Queste emissioni non sono percepibili all’olfatto, ma si accumulano e possono contribuire a malesseri lievi come irritazioni o emicranie, fino a effetti più significativi in caso di esposizioni prolungate.

 

2. Le attività quotidiane e l' inquinamento indoor

Molte abitudini comuni producono contaminanti invisibili:

  • Cucinare, soprattutto con fornelli a gas, genera particolato fine (PM2.5), monossido di carbonio (CO) e ossidi di azoto (NOₓ).

  • Pulire e profumare gli ambienti con spray, detergenti e deodoranti rilascia solventi e fragranze sintetiche che aumentano la concentrazione di COV.

  • Accendere candele o incensi produce fuliggine e micro-particelle di carbonio.

  • Anche l’uso di stampanti e fotocopiatrici emette ozono e polveri ultrafini dovute al riscaldamento dei toner.

Ogni gesto quotidiano lascia una traccia chimica nell’aria: piccole emissioni che, sommandosi, alterano la qualità dell’ambiente interno.

 

3. Gli impianti e i sistemi di climatizzazione

I sistemi che ci aiutano a mantenere il comfort termico possono diventare, se trascurati, una delle principali sorgenti di contaminanti biologici. Condotti e filtri dei climatizzatori accumulano polvere, pollini e umidità: un terreno ideale per muffe e batteri, che vengono poi rimessi in circolo ogni volta che l’impianto è acceso.

Inoltre, la ventilazione insufficiente favorisce l’accumulo di CO₂ e di altre sostanze emesse da persone, materiali o apparecchiature. Un’aria che non si rinnova abbastanza perde il suo equilibrio naturale e può influire sul comfort, sulla concentrazione e sul benessere generale.

 

4. Le persone e gli animali

Siamo parte del microclima degli spazi che abitiamo. Ogni persona rilascia anidride carbonica, vapore acqueo, microparticelle di pelle e microrganismi. Anche gli animali domestici contribuiscono con peli, allergeni e residui biologici. Non si tratta di “inquinanti” in senso negativo, ma di elementi che — se combinati a ventilazione scarsa e umidità elevata — possono alterare la qualità dell’aria e favorire la proliferazione microbica.

 

5. L’inquinamento che entra da fuori

Gli edifici non sono barriere ermetiche. L’aria esterna, insieme all’ossigeno, porta con sé polveri sottili, ozono e ossidi di azoto provenienti dal traffico o dalle attività industriali. Queste sostanze possono interagire con i composti interni e dare origine a nuovi contaminanti secondari. Per esempio, l’ozono reagisce con alcuni VOC presenti nei detersivi o nei materiali sintetici, formando aldeidi e particelle ultrafini ancora più irritanti.

Anche le condizioni meteorologiche influenzano la concentrazione di questi inquinanti: in giornate calde e secche, le reazioni chimiche indoor sono più rapide e la qualità dell’aria peggiora.

 

6. L’umidità: un alleato che può diventare nemico

L’acqua nell’aria è indispensabile per il comfort, ma se è troppa o troppo poca può creare problemi. Un’umidità inferiore al 30% secca le mucose e favorisce la dispersione di polveri e virus; sopra il 70%, invece, sostiene la crescita di muffe e acari. Le muffe non solo rilasciano spore, ma anche micotossine, sostanze volatili irritanti che contribuiscono all’inquinamento biologico indoor.

 

Un’aria costruita dalle nostre scelte

Ogni elemento dell’ambiente interno — materiali, abitudini, tecnologie — partecipa alla composizione dell’aria che respiriamo. L’inquinamento indoor non è un fenomeno lontano, ma un risultato diretto del modo in cui progettiamo e viviamo gli spazi.

Conoscere l’origine dei contaminanti significa poterli prevenire: scegliendo vernici e mobili a basse emissioni, pulendo con prodotti semplici, curando la ventilazione e la manutenzione degli impianti. Perché l’aria non è mai davvero “vuota”: è il riflesso invisibile delle nostre azioni quotidiane — e prendercene cura è il primo passo per respirare meglio.


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